Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania

Parco Nazionale del Serengeti

Descrivere con le parole il Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania non è affatto semplice; è talmente bello e sorprendente che bisognerebbe viverlo dal vero almeno una volta nella vita.

La Tanzania vanta molti bellissimi parchi naturali, ma il Serengeti, oltre ad essere il più famoso, è anche quello che vanta la maggiore estensione territoriale: infatti esso copre ben 15.000 chilometri quadrati ed è la continuazione di un altro famoso parco, il Masai Mara in Kenya.

Mai nome fu più azzeccato: infatti, in lingua swahili “serengeti” significa “pianura sconfinata“. Ed è così che ci appare, come una distesa di terra senza fine. Per la sua indescrivibile bellezza, è stato inserito dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Parco nazionale del Serengeti
Le polverose strade del Serengeti

Dove si trova

Il Parco Nazionale del Serengeti si trova nel nord della Tanzania e fa parte del Northern Safari Circuit, il circuito dei parchi settentrionali, che include non solo il Serengeti, ma anche altri famosi parchi. Tra questi il Parco del Lago Manyara, il Tarangire, il parco di Arusha e la riserva naturale di Ngorongoro.

Il Serengeti confina con il Masai Mara, ma anche con la riserva di Ngorongoro, le riserva di Maswa, Ikorongo, Grumeti e Lalianda. Esso è attraversato da vari fiumi, tra i quali il Seronera e il Mara, che proviene dal vicino Kenya.

Come arrivare nel Parco Nazionale del Serengeti

Un ponte nel Parco del Serengeti
Un ponte nel Parco del Serengeti

I safari nel Parco Nazionale del Serengeti partono sempre da Arusha, una cittadina che dispone di un piccolo aeroporto dove atterrano solo voli nazionali. Pertanto il modo migliore per raggiungere il parco è di arrivare dall’Italia con un volo che atterra all’aeroporto di Kilimanjaro.

Da lì potete facilmente raggiungere Arusha, la distanza è di circa un’ottantina di chilometri; tenete conto che le strade non sono eccellenti, quindi impiegherete circa un’ora e mezzo per percorrere la distanza.

In generale, i tour del Parco Nazionale del Serengeti sono inseriti in un viaggio che include altri parchi. Questo significa che, di solito, si trascorre la prima notte ad Arusha, poi si parte per visitare il Parco del Lago Manyara o il Tarangire. Solo successivamente si raggiunge il Serengeti.

Esiste anche una piccola pista di atterraggio all’interno del parco, nella zona di Seronera. Essa è di proprietà di alcuni dei lodge più esclusivi, che organizzano il volo per i loro clienti. Ovviamente questa opzione è piuttosto costosa, però può essere utile per chi abbia poco tempo o non sia interessato alla visita di altri parchi.

Parco nazionale del Serengeti
Kopjes

Quando andare

Il Parco Nazionale del Serengeti può essere visitato tutto l’anno, grazie alle sue temperature ottimali. Naturalmente, il periodo migliore è quello in cui si svolge la Grande migrazione degli Gnu e delle Zebre. Si tratta di una massiccia transumanza di gnu e zebre dalle pianure del Masai Mara in Kenya verso la Tanzania e viceversa.

Le mandrie seguono la pioggia e le praterie verdi, ricche di erba fresca. Ovviamente, anche altri animali sono coinvolti nella migrazione, cioè i grandi predatori che seguono le mandrie.

Assistere a questo fenomeno è una esperienza unica e il nostro consiglio è quello di pianificare il vostro viaggio nei periodi in cui essa si svolge, anche se i periodi non sono nettamente definiti, visto che essa è legata alla pioggia.

Mandria di elefanti nel Serengeti
Mandria di elefanti nel Serengeti

Il Parco Nazionale del Serengeti

Il Serengeti è stato dichiarato parco nazionale a partire dal 1951, quindi in anni relativamente recenti. Dopo che la Tanzania è diventato uno stato indipendente, la sua gestione, insieme a quella di tutti gli altri parchi, è stata affidata al TANAPA (Tanzanian National Parks).

Dopo l’istituzione del parco, le popolazioni che risiedevano stabilmente all’interno del Serengeti sono state spostate altrove, anche se questo ha suscitato molte polemiche non ancora del tutto risolte.

Ad oggi, gli unici insediamenti consentiti nel Serengeti sono gli alloggi del personale del TANAPA, quelli destinati alla squadra scientifica della Frankfurt Zoological Society e naturalmente le strutture ricettive destinate al turismo.

Le aree più interessanti del Serengeti sono quelle di Seronera, Ndutu, il Western Corridor, la Grumeti Game Reserve e Lobo.

I gate di ingresso al parco sono quattro, e tutti osservano lo stesso orario di entrata e di uscita, cioè dalle 6 del mattino alle 18. Essi sono:
Naabi Hill Gate
Gate di Ndabaka
Klein’s Gate
Bologonya Gate

Gazzelle
Gazzelle

La flora nel Serengeti

La vastità del parco fa si che i paesaggi e la vegetazione cambino molto a seconda delle zone. La parte meridionale è costituita da una vasta prateria arida nella stagione secca e coperta da erba verde nella stagione delle piogge. Non esistono alberi, in quanto il suolo è costituito da lastre di granito che non permettono di piantare radici solide.

E’ questa parte del parco quella più ricca di kopjes, delle formazioni di rocce granitiche presenti un pò in tutto il parco, anche se in modo non omogeneo.

Nella parte settentrionale e centrale troviamo i grandi corsi d’acqua permanenti e un suolo diverso, di conseguenza la vegetazione cambia. E’ in questa zona che crescono le acacie con le loro spine acuminate. Se ne contano diverse specie con caratteristiche differenti.

Parco Nazionale del Serengeti
Una iena in relax

La fauna del Serengeti

La fauna del Parco Nazionale del Serengeti è incredibilmente ricca, ed è proprio la presenza di così tanti animali a farne uno dei parchi più visitati dell’intera Africa.

Ogni specie è ben rappresentata e di conseguenza durante un safari è possibile vedere ogni tipo di animale, anche i più rari come il leopardo e il rinoceronte. I fiumi ospitano una quantità incredibile di coccodrilli e di ippopotami.

Anche se la riuscita di qualunque safari comporta una buona dose di fortuna, chiunque visiti il Serengeti ne rimane incantato; e sono molti coloro che riescono a vedere i Big Five, i cinque animali più grandi della savana che un tempo erano considerati come i più pericolosi da cacciare. Sono l’elefante, il bufalo, il rinoceronte, il leone e il leopardo.

Ippopotami a mollo
Ippopotami a mollo

Safari nel Parco Nazionale del Serengeti

Parliamo adesso dell’organizzazione di un safari nel Serengeti. Stiamo parlando di uno dei parchi dell’Africa più costosi in assoluto. Quello che incide maggiormente sul costo sono le tasse di ingresso al parco, ma anche il costo degli alloggi fa la sua parte.

Serengeti fai da te

La tentazione, quindi, sarebbe quella di organizzare un viaggio in fai da te. Niente di più sbagliato! Innanzitutto il costo non diminuirebbe di molto, anzi direi che calcolando tutto probabilmente verreste a spendere la stessa cifra.

Inoltre, il fai da te in questo caso comporta degli svantaggi. Innanzitutto, il safari bisogna goderselo: non c’è niente di meglio che stare all’erta tutto il tempo per avvistare gli animali, magari in piedi con la testa che sbuca dal tettuccio apribile. Dover prestare attenzione alla guida significherebbe perdersi la metà del divertimento.

In secondo luogo, le indicazioni e la segnaletica sono praticamente inesistenti; è facilissimo perdere l’orientamento. Le guide esperte conoscono il parco come le loro tasche e quindi lo girano senza nessun tipo di problema.

Inoltre, le guide si tengono in contatto tra di loro tramite la radio, di conseguenza capita spesso che sappiano già dove andare per avvistare gli animali, soprattutto quelli più rari.

Parco Nazionale del Serengeti
Un gruppo di leoni

Come organizzare un safari nel Parco Nazionale del Serengeti

La soluzione migliore, di conseguenza, è di affidarsi ad un tour operator o meglio ancora ad una agenzia locale. Il problema è che ormai ce ne sono veramente tantissime ed è davvero difficile scegliere quella giusta (leggi: evitare le fregature). Il mio consiglio è di pianificare il viaggio con moltissimo anticipo e spulciare il web a caccia di recensioni che vi aiutino nella scelta.

Un altro fattore determinante nella scelta riguarda la guida e l’auto. La guida dovrebbe parlare almeno l’inglese, altrimenti la comunicazione diventa un problema; se poi parla anche l’italiano, anche se non perfettamente, meglio ancora.

La jeep che vi porterà a zonzo per il parco non deve essere vecchia, altrimenti rischiate di incorrere in rotture; inoltre deve avere il tettuccio apribile, altrimenti le foto che scatterete attraverso il finestrino non saranno gran che. Poi sarebbe opportuno che ci fossero delle prese per ricaricare batterie della macchina fotografica e del cellulare.

E’ molto importante che a bordo ci sia una radio; essa serve sia per mantenere un contatto con le altre guide in caso di avvistamento degli animali, ma soprattutto per comunicare in caso di problemi.

Safari privato o di gruppo?

Ghepardo
Ghepardo

Ovviamente meglio il safari privato, che vi concede ampia libertà, ma non dimentichiamo che un safari di gruppo costa sicuramente molto meno (anche un migliaio di euro a persona) visto che alcuni costi vengono spalmati su più persone.

La scelta migliore è un giusto compromesso: scegliere un gruppo piuttosto piccolo. Dividere la macchina con molte persone diventa problematico; non tutti avrebbero il posto vicino al finestrino, quindi non avrebbero modo di godersi il panorama al meglio e principalmente non potrebbero vedere gli animali.

Quattro persone è il numero giusto, visto che le jeep hanno tre file di sedili; la prima è occupata dalla guida, che di solito mette sul sedile accanto a quello di guida le sue cose. I quattro passeggeri potrebbero dividere comodamente le due file di sedili posteriori.

Bagaglio per il safari

Una raccomandazione: quando preparate il bagaglio per affrontare un safari, evitate di usare valigie rigide perchè lo spazio per i bagagli è limitato e queste ultime sono sicuramente più ingombranti. Una sacca morbida è quello che fa per voi, visto che si adatta molto più facilmente al portabagagli di una jeep, soprattutto in caso dobbiate dividerla con più persone.

Inoltre portate con voi abbigliamento molto comodo, con capi leggeri ma anche una bella felpa pesante o un giubbotto. Di giorno fa decisamente caldo, ma durante la notte la temperatura scende e un capo caldo vi farà sicuramente comodo.

Non dimenticate un cappello, occhiali da sole, crema solare, ma soprattutto è vitale avere sempre a portata di mano dei binocoli; la maggior parte delle volte gli animali saranno lontani dalla jeep e se non disponete di un binocolo abbastanza potente rischiate di perdervi lo spettacolo.

Un leopardo addormentato su un albero
Un leopardo addormentato su un albero

Dove dormire nel Parco Nazionale del Serengeti

Tenda

Le strutture ricettive all’interno del Serengeti sono di tre tipi. Innanzitutto potete dormire in tenda. E’ la soluzione più spartana ma anche la più economica; sicuramente richiede una buona dose di adattamento. In generale è l’agenzia che ha organizzato il safari a fornire i sacchi a pelo; i pasti vengono preparata da un cuoco e naturalmente i bagni sono comuni.

Campo tendato

L’altra soluzione è il campo tendato, ed è quella che abbiamo scelto noi. Il campo è formato da varie tende, ognuna delle quali è arredata come una normale camera da letto, solo che, invece di avere porte e finestre, ha delle cerniere che si chiudono e si aprono.

Il bagno è privato ed è dotato perfino della doccia, anche se il serbatoio deve essere riempito a mano con dei secchi a richiesta. I pasti vengono serviti in una tenda comune che funge da ristorante e sono inclusi nel prezzo.

E una esperienza meravigliosa sentire i suoni degli animali durante la notte, o vederli a distanza molto ravvicinata durante il giorno. Di notte, non è possibile uscire dalla tenda e, in caso di emergenza, viene messo a disposizione un fischietto per attirare l’attenzione dei rangers.

Campo tendato
Campo tendato

Lodge

Infine ci sono i lodge, per chi non vuole rinunciare a nessun tipo di comodità. Sono tutti molto lussuosi, alcuni di essi vantano addirittura una piscina.

I quattro più famosi sono: il Seronera Wildlife Lodge, il Lobo Wildlife Lodge, il Seregenti Sopa Lodge e il Serengeti Serena Lodge. Hanno tutti una cosa in comune; sono posizionati sulla cima di alture, sia pure modeste, per poter dominare la pianura dall’alto, garantendo quindi un panorama da favola.

L’altro aspetto che li accomuna è il costo elevatissimo, il prezzo minimo parte dagli 800 euro a notte; decisamente troppo per i miei gusti (e immagino anche per i vostri). Anche perchè, personalmente, penso che i lodge rappresentino la soluzione meno caratteristica per un safari.

Per ogni altra informazione potete consultare il sito ufficiale del Parco Nazionale del Serengeti.

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24 Comments to Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania

  1. Bru ha detto:

    Alla mente affiorano ricordi e meraviglie legati all’ Africa, la voglia di fare un safari in questi luoghi meravigliosi e indimenticabili.
    chissà quando si potrà tornare a viaggiare in Africa

    • Teresa ha detto:

      Eh, non dirlo a me; la mia ultima visita in Africa è stata due anni fa e sono in preda ad una grossa crisi di astinenza. Vorrei tanto tornarci a Natale, ma chissà?

  2. Paola ha detto:

    Sogno da anni di fare un bel Safari in Tanzania al Serengeti con tappa poi a Zanzibar! Che paesaggi incredibili!

  3. Sara - Slovely.eu ha detto:

    Dopo che ho fatto il mio primo (e unico) safari in Namibia, rigorosamente fai da te, mi piacerebbe moltissimo visitare il Serengeti e gli altri parchi del circuito nord della Tanzania. Un po’ mi frenano i costi, decisamente alti, però il fascino di vedere e vivere a contatto con questi animali straordinari è qualcosa di indescrivibile. Per cui comincio a mettere da parte i soldini per quando si potrà finalmente tornare ad andarci! E mi salvo anche il vostro post, davvero utile!

    • Teresa ha detto:

      Purtroppo il Serengeti è davvero un posto molto costoso, forse uno dei parchi più costosi tra quelli che ho visitato. Ma posso garantirti che sono soldi davvero ben spesi!

  4. paola ha detto:

    Masai Mara e Serengeti sono stati i parchi più emozionanti, soprattutto durante le grandi migrazioni. Tornerei sicuramente, se fosse possibile: al Serengeti ho assistito alla prima scena di caccia e sono riuscita a fare un safari notturno incredibile. Ma quanto bella è l’Africa? E quanto mi manca?

    • Teresa ha detto:

      Se tutto va liscio, i parchi del Kenya potrebbero essere la mia destinazione natalizia. In ogni caso, l’Africa manca moltissimo anche a me, non vedo l’ora di tornarci!

  5. Elena ha detto:

    Sono sempre stata affascinata dal safari e dalla possibilità di vedere e fotografare da vicino gli animali e i paesaggi mozzafiato dell’Africa. Ho trovato molto piacevole il racconto sul Serengeti e spero che un giorno riesca a fare quest’esperienza.

    • Teresa ha detto:

      Io sono malata d’Africa e innamorata del Serengeti, quindi non sono di parte, ma credo che un safari nella vita bisogna farlo!

  6. Arianna ha detto:

    La Tanzania era un viaggio che volevo fare nel 2020 ovviamente saltato ma paese che spero di vedere presto, mi piace molto l’Africa e proprio il Serengeti non lo voglio perdere.

    • Teresa ha detto:

      Da quello che ho sentito dire, la Tanzania è uno dei pochi paesi dove non hanno mai chiuso le frontiere. Prova a informarti bene, magari riesci ad andarci entro l’anno.

  7. ANTONELLA ha detto:

    Dicevi che la jeep potrebbe rischiare di rompersi??!! A noi è capitato e per un intero pomeriggio siamo stati fermi in attesa che la riparassero mangiandoci le mani per tutto quello che avremmo voluto vedere. Il Serengeti mi è piaciuto tantissimo anche se purtroppo la grande migrazione era praticamente già passata e abbiamo visto solo piccole mandrie di gnu attraversare i corsi d’acqua. In ogni caso molto molto emozionante!

    • Teresa ha detto:

      Penso che la rottura della jeep all’interno di un parco sia la cosa peggiore che possa capitare. Intanto, perdi un sacco di opportunità di vedere gli animali, e in più sei prigioniero perchè sicuramente non puoi scendere neanche a sgranchirti le gambe!

  8. Non so se riuscirei a dormire in tenda, e credo che opterei senza ombra di dubbio per un lodge. Mi avete come sempre portato con voi in un esperienza unica e sognante. Spero di riuscire ad organizzare presto un safari alla ricerca dei leoni assieme a mia figlia..

    • Teresa ha detto:

      Credo che l’esperienza di un safari per un bambino debba essere il top; vedere tutti gli animali in libertà è assolutamente fantastico!

  9. Eliana ha detto:

    Mi sono letteralmente goduta questo tuo racconto sul Serengeti: tutti i tuoi articoli sui parchi africani sono completi delle informazioni che cerco sull’organizzazione quindi una vera manna per me e per tutti gli appassionati di questi luoghi!
    Che dire, non mi resta che incrociare le dita e sperare di partire il prima possibile per il Serengeti!

    • Teresa ha detto:

      Scrivere dei parchi africani in questo momento è un vero colpo al cuore; sono già passati due anni dall’ultima volta in questo meraviglioso continente e mi manca tantissimo!

  10. valeria ha detto:

    Un’esperienza da vivere in tenda! Il lodge non si addice al mio stile di vita quando viaggio, preferisco ridurre i servizi all’essenziale per poter spendere qualcosa in più in esperienze. Mi incuriosisce la Tanzania come meta!

    • Teresa ha detto:

      La Tanzania è il paradiso per chiunque ami l’Africa, la natura e i safari; è stata una delle avventure più belle che abbiamo vissuto!

  11. Lucy ha detto:

    Che bel parco! Tra le varie strutture che hai elencato mi piacerebbe molto andarci in tenda. Amo le cose spartane, persino il bagno in comune mi diverte quando sono in vacanza. E poi si risparmiano i soldi per fare esperienze in più, magari vedere più animali 🙂

    • Teresa ha detto:

      Ognuno sceglie in base alle sue esigenze: io ormai ho detto addio alle tende, la mia cervicale non me lo consente più! Ma beati voi giovani che potete ancora 🙂

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